E' trascorso un anno da quando ho cercato di riprendere il mio percorso, e sebbene io non abbia avuto modo di aggiornare il mio blog (i ritmi frenetici del lavoro mi hanno portata a tornare a casa con la nausea al solo pensiero di ritrovarmi di nuovo di fronte ad un computer), posso ammettere con una certa gioia di essere riuscita a cavare il famoso ragno dal buco.
Recentemente ho deciso di mettere su carta i miei pensieri, in un vero e proprio flusso di coscienza, senza badar troppo allo stile, alla punteggiatura, alle sbavature sul foglio. Parole nude e crude hanno riempito le prime pagine di un diario che, probabilmente, da anni attendeva proprio quel momento. Anche il diario in sé è speciale, mi è stato regalato da una delle cinque persone di cui posso fidarmi ciecamente. Anche questo fa parte del mio percorso: comprendere chi sono le persone che per me valgono davvero, quelle che posso considerare amici e non semplici conoscenti, e quelle che invece sono solamente un contorno (più o meno piacevole, a seconda delle situazioni).
Non che quel contorno non serva a nulla. Ogni persona che incrociamo sul nostro cammino è lì proprio per insegnarci qualcosa - a volte anche soltanto per farci capire che cosa non vogliamo.
Perciò l'ultima parte del mio percorso si sta concentrando proprio su questo.
Il bilancio è stato positivo: ho chiarito con un paio di persone, specialmente una a cui tengo davvero molto, facendomi un esame di coscienza e cercando di capire dove avessi sbagliato e come avrei potuto smussare i miei tanto odiosi spigoli. Solamente con una ho deciso di troncare completamente ogni tipo di rapporto in quanto nociva. Sono in attesa del momento migliore per farlo e quando accadrà sarà per me una totale liberazione.
In compenso ho compreso in quale momento della mia vita io abbia iniziato ad allontanarmi dal mio percorso: inizialmente lo facevo combaciare con la fine di un'amicizia, in realtà quella è solo la punta dell'iceberg. E' iniziato tutto quando quella persona, che io reputavo amica, si è insinuata subdolamente nella mia vita, plasmandomi a poco poco come il burattino che avrebbe poi manovrato, senza che io me ne accorgessi, attraverso un'amicizia esclusiva e morbosa.
Purtroppo, lo ammetto, da questa malattia non sono ancora guarita. Ma sto facendo del mio meglio per uscirne, ora che le ho dato un nome.
Piano piano le nebbie che avvolgono la mia Avalon interiore si stanno dissipando. Non sono ancora in grado di vedere le sponde dell'Isola, ma riesco a percepirla, so che mi sta aspettando.
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