Ecco qui la seconda parte (ma ce ne sono ancora altre da aggiungere) dei miei appunti. E non si poteva non iniziare con La belle dame sans merci di Keats!
Perché soffri, o cavaliere in armi,
E pallido indugi e solo?
Sono avvizziti, qui i giunchi in riva al lago,
E nessun uccello cantando prende il volo.
Perché soffri, o cavaliere in armi,
E disfatto sembri e desolato?
Colmo è il granaio dello scoiattolo,
E il raccolto è già ammucchiato.
Scorgo un giglio sulla tua fronte,
Imperlata d’angoscia e dalla febbre inumidita;
E sulla tua guancia c’è come una rosa morente,
Anch’essa troppo in fretta sfiorita.
Per i prati vagando una donna
Ho incontrato, bella oltre ogni linguaggio,
Figlia d’una fata: i capelli aveva lunghi,
Il passo leggero, l’occhio selvaggio.
Una ghirlanda le preparai per la fronte,
Poi dei braccialetti, e profumato un cinto:
Lei mi guardò come se mi amasse,
E dolce emise un gemito indistinto.
Sul mio destriero al passo la posi,
E altro non vidi per quella giornata,
Ché lei dondolandosi cantava
Una dolce canzone incantata.
Mi trovò radici di dolce piacere,
E miele selvatico, e stille di manna;
Sicuramente nella sua lingua strana
Mi diceva, “Sii certo, il mio amore non t’inganna”.
E mi portò alla sua grotta fatata,
Ove pianse tristemente sospirando;
Poi i selvaggi suoi occhi selvaggi le chiusi,
Entrambi doppiamente baciando.
Poi fu lei che cullandomi
M’addormentò – e, me sciagurato,
Sognai l’ultimo sogno
Sul fianco del colle ghiacciato.
Cerei re vidi, e principi e guerrieri,
Tutti eran pallidi di morte:
“La belle dame sans merci”, mi dicevano,
“Ha ormai in pugno la tua sorte”.
Vidi le loro labbra consunte nella sera
Aprirsi orribili in un grido disperato,
E freddo mi svegliai, ritrovandomi lì,
Sul fianco del colle ghiacciato.
Ed ecco dunque perché qui dimoro,
E pallido indugio e solo,
Anche se sono avvizziti i giunchi in riva al lago,
E nessun uccello canta, prendendo il volo.
•°o.O La belle dame sans merci - John Keats O.o°•
Alle sirene non sfuggì l’agile nave
che s’accostava: e un armonioso canto intonarono.
“Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose”.
•°o.O Odissea - Omero O.o°•
"La terra non fa per me: voglio andare nell'oceano, tra le foche, almeno lì sarei come tutti gli altri e non diversa da chi mi sta intorno. Qui mi sento come... a metà. Nell'acqua, invece, sarei completa."
Declan le sorrise: "Non c'è niente di male a essere speciali".
"Sì, invece. E comunque io non ho niente di speciale. Sono solo diversa", le labbra le si incresparono.
"Ed è proprio la diversità a renderci unici, non credi?"
Brennalyn si fissò la punta dei piedi: "Non c'è niente di bello a esserlo".
"Non sono d'accordo con te. Per quale motivo vorresti essere come gli altri?"
"Perchè non voglio più essere guardata come se fossi un mostro" confessò, dondolando le gambe fuori dalla scogliera con piglio nervoso.
•°o.O Pelle di foca - Melania D'Alessandro O.o°•
Non tutti i mostri sembrano mostri. Ce ne sono alcuni che i propri mostri se li portano dentro.
··¤(`×[¤ Mia nonna saluta e chiede scusa - Fredrik Backman ¤]×´)¤··
Ah i pezzi grossi! Essi ignorano che la gente dei campi, come quella che vive più a contatto con la terra, la gran madre antica, è anche la più tenacemente attaccata alle proprie consuetudini, alle proprie tradizioni e, sia pure, ai propri pregiudizi. E non sanno che troncare una consuetudine, far cadere una tradizione, distruggere un pregiudizio è, quasi sempre, cosa assai più difficile di quanto si creda. Sì, anche il contadino può, con qualche facilità e per una qualsiasi ragione, adottare nuove abitudini esteriori; ma la vecchia anima campagnola non cambia per questo.
––––•(-• (Novelle di Valdimagra - Pietro da Pontelungo) •-)•––––
Nance avanzò serpeggiando fra i rami caduti, l'intrico dell'edera e le felci appassite che tappezzavano l'argine. La gente non frequentava quell'angolo della valle. Le donne non andavano mai a prendere l'acqua o a lavare i panni così a monte a causa della Tomba del piper, il forte occulto degli esseri fatati, e anche a causa della loro assenza vi regnava un'atmosfera di trascuratezza e di abbandono. Nessuno aveva pulito le pietre dal loro strato di muschio né potato i rovi per paura che vi si impigliasse il bucato. Solo Nance si recava su quelle rive. Solo lei aveva il coraggio di vivere così vicino ai boschi che reclamavano quel tratto di fiume.
·ï¡÷¡ï· La donna del bosco - Hannah Kent ·ï¡÷¡ï·
Nance sapeva che da oltre vent'anni le concedevano di vivere in quel tugurio umido tra montagna, bosco e fiume solo perchè incarnava ciò che non comprendevano e che non potevano comprendere. Lei era la custode ai confini del mondo. L'ultimo baluardo di umanità prima che tutto si riducesse a vento, ombra, e allo strano crepitio delle stelle. Era un coro pagano. Un canto antico
(¯`•¸·´¯) La donna del bosco - Hannah Kent (¯`·¸•´¯)
Per secoli le donne sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendosi le loro esperienze da vicina a vicina, da madre a figlia. La gente del popolo le chiamava «le sagge», le autorità streghe o ciarlatane.
(¯`·._.·[Barbara Ehrenreich - Le streghe siamo noi]·._.·´¯)
All'improvviso arriva il momento di fare qualcosa di nuovo.
Di credere nella magia dei nuovi inizi.
* M. Eckart *
Non meno che le statue divine dove splendono oro e avorio, adoriamo i boschi sacri e, in questi boschi, il silenzio.
- Plinio il Vecchio -
Guglielmo, cosa sarebbe per il nostro cuore un mondo senza amore?
Una lanterna magica senza luce. Ma non appena vi si introduce un piccolo lume, sulla parete bianca appaiono immagini multicolori! E sebbene non siano altro che spettri evanescenti, li contempliamo felici, estasiati, come bambini di fronte a quelle meravigliose illusioni.
◊ ◊ I dolori del giovane Werther - Goethe ◊ ◊
Non disprezzare i racconti tramandati per lunghi anni; potrebbe darsi che le nonne rammentino alcune cose che in passato i saggi era bene conoscessero.
.*.Il signore degli anelli - JRR Tolkien .*.
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme…
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
)O( Gabriele d'Annunzio )O(
Le fiabe sono storie profonde e molto serie, parlano di trasformazione, di come certe cose ci cambiano o ci costringono a cambiare, a imparare come si cambia. Ed e’ proprio su questo che stiamo lavorando, sul cambiamento.
*.*.* Primavera - Ali Smith *.*.*
L’identità di strega era percepibile anche dal soprannome, ad esempio, la “Sentra” era una donna che proveniva da Centro, un luogo considerato, dagli abitanti dei paesi limitrofi, abitato da megere.
Si raccontava che la Sentra, infatti, si recava ad Ala di Trento alla riunione dei maghi. Non era l’unica donna della zona di Cancello a partire per quella destinazione, si accompagnava infatti con la Micola conosciuta anche come la levatrice da Maran.
)O( Nell'antro della strega - Alessandro Norsa )O(
Non è facile essere streghe; noi parliamo e sentiamo ciò che per altri rimane l'eco di un grido senza voce, in una terra senza età. Annusiamo l'aria e aspettiamo il tempo. Il mondo diffida di noi perché non abbiamo paura delle ombre, ma noi sappiamo che un'ombra nasconde una luce che splende lì vicino. Sappiamo che chi è nato per obbedire obbedirebbe anche su un trono, e che nel cielo volerà solo chi oserà farlo. Guardiamo il mondo con occhi nuovi e vediamo ciò che altri non vogliono vedere. Vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più. Non è facile essere streghe; ma quando il vento è caldo e una fiamma è accesa, lascio scorrere la preghiera e il mio corpo vibra di musica, e Loro sono lì. Abbiamo artigli d'odio per lottare, e lacrime per piangere o soffrire d'amore; perché amano davvero solo coloro che tremano a dire che amano.
(Non ho trovato la fonte di questo bellissimo scritto, se qualcuno di voi la conoscesse può segnalarmelo in modo che io possa aggiungere i dovuti credits. Grazie mille!)
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