lunedì 1 novembre 2021

Il boggart e il contadino

C'era una volta un contadino di Mumby vicino ad Alford, nella contea di Lincoln, che aveva una bella fattoria, ma stava pensando di acquistare altri due campi avendo bisogno di un po' più di terra da coltivare.

Dunque si comperò un pezzo di terreno e l'affare lo soddisfece poichè la terra era buona.

Il giorno dopo andò al campo appena acquistato per vedere che cosa dovesse seminare.

Foto: Martin Martinček - Liptovský horal (1970)
All'improvviso, proprio come un fulmine a ciel sereno, gli si parò dinnanzi un boggart.

Era pelosissimo con delle braccia lunghe come le sue.

"Sparisci" gridò all'uomo. "Questo è il mio campo."

"Non è vero" disse il contadino "l'ho comperato io."

"E' mio, ti dico" esclamò il boggart stringendo i pugni e facendo una faccia come se volesse strozzare il contadino.

Questi ebbe paura di imbarcarsi in una lite con quell'energumeno per giunta malvagio, ma nel medesimo tempo non capiva perchè mai dovesse rinunciare al suo pezzo di terra che aveva pagato così caro.

Perciò disse, cercando di fare buon viso a cattivo gioco: "Forse possiamo arrivare ad una transazione".

"Voglio dirti una cosa," fece il boggart sghignazzando "dividiamoci i raccolti".

"D'accordo" ribatte'il contadino. "Quale parte vuoi tenere? Quella che cresce sopra o quella che cresce sottoterra?"

"Quella che cresce sopra" disse il boggart pensando di averlo messo nel sacco.

Il contadino era furbo e piantò le patate, sicchè quando il boggart venne a prendersi la sua parte, non trovò altro che il verde ormai secco delle pianticelle.

Così, alla domanda del contadino che cosa scegliesse per l'anno dopo, si precipitò a rispondere "Tutto ciò che cresce sottoterra".

Il contadino seminò l'avena. Venne il tempo del raccolto. L'avena matura fu falciata, e per la seconda volta il boggart rimase scornato perchè gli toccarono le stoppie e le radici.

Era furibondo, ma il contratto è contratto.

Egli aveva scelto la parte nel terreno e l'aveva avuta.

Allora al boggart venne in mente un'idea che gli parve buona.

"Quest'anno" disse al contadino "pianterai il frumento. Lo falceremo insieme e ciascuno si terrà quello che ha falciato."

Il boggart infatti sapeva di avere un paio di braccia molto più forti di quelle dell'uomo, e calcolò di falciare più alla svelta.

"Niente da fare quest'anno" pensò il contadino, il quale era stato per l'appunto costretto a seminare il frumento.

Ogni mattina andava sul campo e, benchè si aspettasse il contrario, constatava che si prometteva un buon raccolto.

La prospettiva che il boggart si portasse a casa la parte maggiore finì per infastidirlo.

Nel villaggio viveva un uomo noto per la sua saggezza.

Il contadino andò a chiedergli un parere e, appena uscito dalla casa di quel saggio si fregò le mani: a spron battuto si recò al villaggio e dal fabbro si fece foggiare alcune verghe di ferro, che poi conficcò nel terreno sul lato del campo che sarebbe toccato al boggart.

Nel giorno fissato per il raccolto c'era un sole sfolgorante e le ariste erano turgide.

Arrivò il boggart felice e contento con la falce in spalla; "Io comincio da questo lato e tu dall'altro" disse.

Iniziarono a mietere. Il contadino procedeva più rapido e le sue falciate erano accompagnate da un ampio movimento del braccio, mentre il boggart continuava ad urtare le aste di ferro - lui le aveva prese per erbacce - tanto che la sua falce perse subito l'affilatura.

"Maledette erbacce! Come siete resistenti!" imprecò e si dovette fermare per affilare la lama.

Le aste che spuntavano dal terreno erano fitte, per cui anche i cozzi della sua falce contro di esse furono frequenti.

Prima di mezzogiorno il contadino aveva falciato metà del campo, il boggart invece non era andato oltre uno spicchio.

Il sole dardeggiava sulle messi e il calore non fece che accrescere la rabbia del boggart che, esasperato, alla fine lanciò una voce al contadino: "Ma nella tua parte non ci sono erbacce?"

"Neanche una" rispose il contadino continuando a falciare tranquillamente.

Il boggart, dopo essersi fermato almeno una ventina di volte, rinunciò all'impresa: gettò lontano la falce e gridò: "Tieniti il tuo campo, non voglio più averci a che fare." Battè i piedi con forza sul terreno, e la terra si fendette: egli precipitò nella voragine.

L'ultima cosa che il contadino vide di lui fu un ciuffo di peli neri.

Non tornò mai a rivendicare il possesso del campo, ma persino oggi ricompare di tanto in tanto per spaventare la gente.

E i contadini, quando perdono un attrezzo dicono: "Se l'è preso il boggart!"

Tratto da "Fiabe e leggende inglesi" a cura di Frederik Hetmann - Mondadori

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