Oggi centinaia di persone cambieranno la propria immagine di copertina su Facebook con quella di uno o più paia di scarpette rosse, probabilmente senza nemmeno conoscere l'origine di quel simbolo. Si sentiranno a posto con la coscienza perchè avranno dimostrato ai propri amici e followers che loro sono contro la violenza sulle donne. E tutto finirà lì.
Ma davvero una ricorrenza così dolorosamente importante l'abbiamo relegata ad un'immagine da postare su un social perchè "fa figo" mostrarsi interessati?
Facciamo qualche passo indietro. Ad esempio, ci siamo chiesti come mai la giornata contro la violenza sulle donne sia stata istituita proprio il 25 Novembre? Fu in questo giorno, nel 1960, che tre sorelle di Santo Domingo vennero brutalmente assassinate dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo mentre si recavano a visitare i rispettivi mariti in carcere. La loro colpa? Essersi ribellate alla dittatura. La storia delle sorelle Mirabal è ben spiegata all'interno della pagina a loro dedicata nell'Enciclopedia delle Donne.
E le scarpette rosse? Sono un'idea dell'artista messicana Elina Chauvet che, il 9 settembre 2009, presentò la sua installazione composta da 100 paia di scarpe a Ciudad Juàrez, località tristemente nota per rapimenti, stupri ed omicidi nei confronti di centinaia di donne innocenti. Zapatos Rojos, così si chiama l'installazione, diventerà di diritto anche l'emblema del 25 Novembre.
Ogni giorno noi donne subiamo violenze di tipo fisico o verbale. Veniamo picchiate, stuprate, uccise, torturate psicologicamente, terrorizzate, minacciate, rapite, rinchiuse. La nostra colpa? Beh, è semplice: siamo streghe. Sono secoli che ci danno la caccia con scuse stupide ed infondate.
Abbiamo imparato a riconoscere le erbe mediche e ci hanno dato delle assassine.
Abbiamo iniziato a renderci indipendenti e ci hanno detto che il nostro posto è in casa a sfornare figli.
Abbiamo cercato un posto nel mondo per poter vivere serenamente e ci hanno perseguitate.
Abbiamo messo una minigonna e siamo state chiamate puttane.
Poi ci hanno concesso di lavorare e ce lo hanno rinfacciato fino all'ultimo giorno, perpetuando il mobbing contro la nostra persona per spingerci a licenziarci e dire di noi: "Ecco, vedi perchè non la volevo a lavorare con me? Non era seria". (Ciò è accaduto a me e vi assicuro che anche questa è violenza. Ho perso il lavoro che amavo e uno stipendio sicuro con cui poter mantenere me e la mia famiglia per colpa di uno squilibrato e non otterrò MAI giustizia per questo.)
Non voglio dire altro perchè oggi si spenderanno milioni di parole in merito a questo tema. Vorrei solo che si riflettesse su questi punti, che si prendesse coscienza di un problema sempre più urgente da risolvere e che non venisse tutto confinato ad una fotografia su un social. Non abbiamo bisogno delle condivisioni virtuali. Dobbiamo parlare, fare sentire la nostra voce: oggi, domani, ogni singolo giorno.
A tutte le sorelle che in questo momento stanno soffrendo a causa di un abuso va il mio pensiero più grande. Abbiate cura di voi e che Dio, la Dea o chi per essi vi aiutino a trovare la forza di denunciare i vostri carnefici. LORO NON CAMBIERANNO MAI, ed ogni giorno sarà sempre peggio.
DENUNCIATE, DENUNCIATE, DENUNCIATE.
Brava Myriam. Senza tanti filosofeggiamenti hai centrato la questione. Loro non cambieranno mai, il loro desiderio di sottomettere, predare, possedere, non glielo leva nessuno, il loro orgoglio ferito vorrà sempre essere vendicato. Ci vuole ben altro che quattro parole spese un giorno sul web, magari, purtroppo, a volte, per trovare l'ennesimo motivo per mettersi in mostra. Servono azioni concrete, reali, tangibili.
RispondiEliminaUn abbraccio cara
Grazie per le tue belle parole Ross! Eh, io sono terra terra, quando si parla di certe cose vado sempre subito al nocciolo del discorso. C'è chi, invece, nell'affrontare certi argomenti, arzigogola troppo (basta leggere gli articoli scritti su alcune riviste o seguire un paio di talk show per farsi un'idea di cosa intendo).
EliminaIo di squilibrati nella mia vita ne ho incontrati parecchi. Per la mia condizione di donna sono stata vittima di terrorismo psicologico, una brutta bestia di cui porto ancora invisibili cicatrici. E io sto aspettando di poter avere a mia disposizione le prove che mi servono per potermi fare giustizia. Ma potrebbe non bastare.
Fino a quando non saremo veramente tutelate dovremo lottare con le unghie e con i denti!
Un abbraccio grande!