martedì 4 luglio 2023

Sola

Oggi ho terminato la lettura di uno dei miei adorati libri scritti da autori "dimenticati", nella fattispecie si tratta di "Bisogna dar moglie a Giovanni" di Henri Ardel, nome d'arte della scrittrice francese Berthe Abraham. 

In questo romanzo del 1925 ho trovato un bellissimo passaggio che ci tengo a riportare sul mio blog. Sono parole e pensieri figli del loro tempo ma che, in un paio di punti, mi hanno fatta riflettere molto. Tante volte siamo soli anche quando soli non lo siamo affatto. Seppur circondati da persone che mostrano interessamento nei nostri confronti, alla fine della giornata sappiamo che comunque vada dobbiamo contare principalmente su noi stessi. 

Immagine tratta dalla rivista "Le gaulois du dimanche" 
Febbraio 1913

Sola...? Essa lo fu anche durante quei pochi mesi di matrimonio, presso un uomo accettato per riflessione, nella certezza che la felicità che sognava era impossibile. 

Sola...? Essa lo fu durante i quattro anni di esilio in America, in mezzo a stranieri ospitali, sì, ma sempre estranei!

Dunque, essa è ormai assuefatta alla solitudine. Perchè, allora, talvolta ha la sensazione che questa solitudine sia un peso troppo forte per le sue giovani spalle?

Eppure ama ardentemente la sua indipendenza. Per non abbandonarsi alla calma vita di provincia, ha lasciato in Alsazia la vecchia che le era affezionata. 

Ed ecco che a Parigi la sua vita le pare simile a una fragile navicella lanciata in alto mare e che le sue forze sole devono dirigere. Qualcuno s'interessa un po' di lei. è vero: ma tutti hanno ben altre cure, che non la sorte di una giovane estranea in cerca di lavoro. 

C'è uno che farebbe tutto quanto può per aiutarla: è Giovanni: essa ne è sicura; ma proprio lui non può far niente. Eppoi, è tutto dedito ai suoi piaceri. Presto si sposerà, e la sua confidente gli diverrà così inutile, che in breve la dimenticherà. 

La signora Dautheray? Poco fa è venuta a farle visita e non ha parlato che del matrimonio di Giovanni, pregandola d'incoraggiarlo; dei suoi piccoli crucci: esigenze dei domestici e difficoltà di trovarne, gravami sempre maggiori sui grandi patrimoni, minaccia di mutamenti sociali di cui ha grande paura. 

Tutto questo, espresso senza un accenno alla giovane che l'ascoltava con un'ombra d'ironia negli occhi, perchè sentiva come ella poco esistesse (all'infuori del suo potere su Giovanni!) per codesta donna generosa e nello stesso tempo incoscientemente egoista, che esige ancora di esser chiamata affettuosamente "madrina". 

E questa sera, ripensando alla visita, essa mormora:

- Non bisogna fare assegnamento che sopra se stessi, lo sapevo benissimo. Perchè sono triste se la visita della madrina me lo ha fatto ricordare? -

5 commenti:

  1. Il sentirsi isolato è una sensazione tremenda. Hai tante persone attorno, anche la moglie e i figli, eppure senti una grande solitudine. Significa che il tuo egoismo è incapace di percepire l'amore degli altri.
    Se le persone che hai vicino ti danno l'affetto, l'affetto che cerchi e ti piace, allontani immediatamente lo spettro della solitudine.
    Purtroppo, se uno non dona sé stesso (egoismo) diventa difficile essere compresi e si resta nella gabbia della solitudine.

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  2. Siamo soli...ahimè.
    Certo abbiamo degli affetti, delle persone cui vogliamo bene e che ci vogliono bene, su cui a volte possiamo contare.
    Ma a ben guardare sono un po' effimeri o vacui o egoistici anche gli affetti. E quello che preme sulle nostre spalle non ce lo toglie nessuno, come noi non togliamo ciò che grava su di loro.

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  3. Spesso siamo proprio noi donne a sentirci più sole, perché ci preoccupiamo per i nostri cari, facciamo ogni sacrificio per loro, ma soprattutto i mariti e i figli non sempre sono in grado di contraccambiare...per loro sono sempre più grandi i loro guai rispetto ai nostri, e minimizzano, lasciandoci sole a risolvere i nostri dilemmi. E poi sono soli i figli unici come me. A volte un fratello o una sorella possono alleggerire un fardello pesante, condividere una preoccupazione...invece siamo sempre soli e ci dobbiamo arrangiare.

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  4. La solitudine è il prezzo che pagano le persone solide, che sanno guardare e vedere l'altro offrendo loro ascolto e vicinanza. Non fare assegnamento che su se stessi è una tentazione... quasi una cattiva abitudine... quasi una forma (talvolta) di superiorità.
    Il fatto che le persone mi dichiarino forte e in grado di soddisfare i miei bisogni, mi fa sempre pensare...
    Noi ci siamo Miryam. Un abbraccio.

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  5. Ma come è vero! Quante volte ci si sente soli tra la gente! E poi con quelli che parlano sempre di sè e non ti chiedono nulla di te.... lasciamo perdere và!

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