Era novembre di qualche anno fa, e nella piccola cittadina di Mirtleville tutta la popolazione si stava preparando a festeggiare, come ogni anno, la notte di Halloween.
Tutti i bimbi erano eccitatissimi e non stavano più nella pelle per indossare finalmente i costumi preparati già da qualche mese.
Chi si vestiva da strega, chi da mago, chi da ballerina e chi da principessa.
Tutti i bimbi della cittadina avrebbero preso i loro cesti e, accompagnati dai genitori o da qualche fratello o sorella maggiore, avrebbero bussato di porta in porta intonando l’ormai famosa filastrocca del “dolcetto o scherzetto”.
Anche Annabelle si stava preparando, il suo vestito da fatina buona era pronto in camera sua, la mamma lo aveva confezionato seguendo le indicazioni della bimba.
Era come Annabelle lo aveva sempre voluto e sognato e la faceva sentire veramente speciale e bellissima.
La serata stava per iniziare, fuori faceva già buio e la sorella maggiore di Annabelle, Mary Anne, era pronta per accompagnare la sorella nel giro dell’isolato.
“Dai Annabelle, muoviti o faremo tardi, sono già le sette e dobbiamo rientrare per le dieci !”
Annabelle era pronta, sembrava una principessa, scese le scale di casa si guardò un’ultima volta allo specchio e decise che sarebbe stato l’Halloween più bello della sua vita.
E così in effetti fu, Annabelle e Mary Anne suonarono di casa in casa e ricevettero molti dolcetti, tanto che alle nove la sacca era ormai piena e Mary Anne voleva già tornare a casa.
Ma Annabelle era talmente emozionata per la serata che voleva stare fuori ancora un po’ e decise di dirigersi verso l’isolato vicino.
Appena girato l’angolo si trovò di fronte a casa Knockwood.
Era abitata dalla signora Knockwood, la zitella del paese che non godeva di una buona fama ed era considerata una vecchia strega.
Nessuno voleva avvicinarsi alla sua casa, la signora Knockwood era sempre sola e su di lei giravano da sempre strane voci in merito a riti magici consumati nella casa.
A scuola girava voce che la signora Knockwood avesse trasformato diversi anni fa in una gallina il figlio dei Taylor che aveva osato avvicinarsi troppo alla dimora e aveva cercato di spiare dalle finestre la padrona di casa.
Il ragazzo era scomparso da casa per una decina di giorni e quando ritornò raccontò a tutto il paese di aver vissuto per qualche giorno nel pollaio insieme agli altri volatili.
Ma Annabelle non credeva a tutte queste storie, o almeno così diceva, e avvicinandosi alla casa, visto che nessuna luce era accesa, decise di avventurarsi nel giardino sul retro.
Annabelle si sentiva forte e sicura, aprì il piccolo cancello di legno cigolante ed entrò.
MaryAnne voleva tornare a casa, era stanca di girare il paese travestita da Hot dog – in fin dei conti era l’unico costume che aveva trovato – così disse a Annabelle di sbrigarsi e l’aspettò sul marciapiede di fronte.
Il fatto di essere da sola rese Annabelle ancora più entusiasta di quello che stava vivendo; si diresse verso il retro della casa e vide il giardino illuminato solo dal chiarore della luna.
La signora Knockwood doveva già essere a letto, tutte le stanze erano buie.
Annabelle si rese conto che non c’era nulla di speciale in quel giardino, tutto era così tranquillo, forse tutte quelle storie non erano vere.
Non appena pensò questo, si voltò per tornare indietro e all’improvviso lanciò un urlo!
Davanti a sé, verso la siepe vide un’ombra orribile.
Un gatto nero, enorme, con due occhi di fuoco, la stava guardando.
Annabelle non ci pensò due volte, corse a più non posso verso il cancello e oltre.
Corse così forte, tanto che sua sorella iniziò ad inseguirla cercando di calmarla, ma così vestita ruzzolò un paio di volte e alla fine desistette.
Una volta tornata a casa Annabelle si calmò, raccontò tutto ai genitori i quali cercarono di consolarla e le raccomandarono di non tornare più da quelle parti.
Ma Annabelle si era così spaventata che sognava quel gatto nero tutte le notti.
Nei giorni seguenti, di ritorno da scuola, passava davanti a casa Knockwood, e la curiosità era così tanta che lo sguardo cadeva sempre verso il giardino ed il punto dove aveva visto il gatto, ma non riuscì mai a scorgere nulla.
Non c’era l’ombra di un gatto e poi casa Knockwood era disabitata. La signora Knockwood infatti era andata a far visita ad una cugina nel Midwest e non si sa quando sarebbe tornata.
Ma Annabelle non si dava per vinta, ormai quel gatto nero era diventato un chiodo fisso.
Una volta Annabelle lesse su un libro che la via migliore per eliminare le paure era quella di affrontarle a viso aperto.
Così pensò che se avesse rivisto quel gatto e se lo avesse affrontato avrebbe finito con non aver più paura di lui.
Decise di tornare nel giardino di casa Knockwood quella sera stessa.
Così, non appena tutti furono a letto Annabelle scivolò fuori dal suo letto e uscì dalla porta posteriore.
In un battibaleno si trovò di fronte a casa Knockwood.
Il cuore di Annabelle batteva forte forte, le manine erano fredde e sudate, le gambe erano bloccate in una morsa di paura.
Ma Annabelle si fece forza e scavalcò quel cancelletto cigolante di legno.
Arrivò nel retro di quel giardino e ripercorse i passi fatti qualche settimana prima…
“Uno, due, tre passi, ora mi giro” – pensò – “e il gattaccio dovrebbe essere lì.”
E così fu, Annabelle si voltò e come prevedeva il gattaccio era li che la guardava.
La sagoma era inconfondibile, le due orecchie erano ritte ritte quasi a cercare di captare ogni rumore proveniente dal vicinato.
Ma quello che faceva più paura ad Annabelle erano gli occhi.
Due occhi gialli e luminosi la fissavano intensamente e non distoglievano lo sguardo da lei.
“Ehi gattaccio” – urlò Annabelle – “se pensi di farmi paura ti sbagli, io sono una bimba coraggiosa e non mi farò intimorire da te. In fondo sei solo un gatto.”
Nulla…. il gatto non si muoveva, ascoltava Annabelle senza muoversi, le orecchie e la coda immobili come gli occhi che ora erano più luminosi che mai.
“Beh, non dici nulla? Se vuoi farmi scappare non ce la farai!”.
Così dicendo Annabelle fece qualche passo più in là e il gatto scomparve, “ah, ora scappi, eh! Dove sei? Fatti vedere!”
Annabelle tornò sui suoi passi e il gatto era ancora lì, fermo immobile, in attesa di qualcosa.
Annabelle allora presa da un impeto di coraggio prese a correre verso di lui sperando di farlo fuggire, ecco, il gatto si avvicinava, la bimba corse ancora più veloce incontro alla sua paura ma tutto ciò che trovò fu il groviglio di rovi della siepe di casa Knockwood.
“Oh, caspita” – pensò Annabelle – “ma… ma non c’è nessun gatto qui”….
Allora guardando attentamente la siepe davanti a sé Annabelle si rese conto che quello che lei aveva sempre visto era soltanto una sagoma creata dai rovi di casa Knockwood.
E gli occhi, erano due luci di due finestre della casa vicina…
Ecco perché di giorno non si vedeva nessun gatto!
Era solo un gioco d’ombre !!!
Quando Annabelle si rese conto di questo, e realizzò che aveva avuto paura solo di un’ombra, si mise a ridere così forte che si inciampò su una radice e cadde a terra.
Il gatto nero non esisteva più e anche la paura di Annabelle si era trasformata in una generosa risata.
Annabelle si rese conto che non tutte le cose sono come sembrano e si ripromise che da quel momento in poi avrebbe sempre verificato bene tutte le cose invece di trarre conclusioni errate ed affrettate.
Pensando questo si diresse verso casa, rientrò nel suo lettino caldo e si addormentò felice, sicura che quella notte il gatto nero non avrebbe fatto parte dei suoi sogni.
Scritta da Caterina Falchi e illustrata da Anastasia Fogal
Tratto da https://www.mammafelice.it